Questo potrebbe essere il disco più "difficile" di questa rassegna; di sicuro è quello più coraggioso e meno allineato, e in verità un ascolto obbligato per chiunque ami sonorità originali e di ricerca. Il terzetto romano dei She’s Analog, che debuttarono nel 2020, spinge la propria ricerca su territori che superano nettamente i confini di una formazione con chitarra, tastiere e batteria; qui si usano field recordings, elettronica glitch e altre sonorità inusuali.
L’esito è un amalgama di post rock, ambient jazz e dubstep futurista che fa pensare a un incrocio impossibile tra Necks, Burial e Global Communication, e che si esprime al meglio su pezzi dilatati a oltranza come “blu”, 18 minuti a occupare un’intera faccia del vinile, come accadeva nei dischi di prog anni Settanta; ma qui non c’è traccia di ridondanze o virtuosismi fini a se stessi, solo musica totalmente libera e fuori da ogni categoria.