she's analog | no longer, not yet @ rockshock (it)
A cinque anni di distanza dal loro esordio discografico, i She’s Analog tornano con No longer, not yet, un secondo capitolo che conferma la maturità artistica di questo trio italiano fra i più interessanti nel panorama della musica sperimentale contemporanea.
Stefano Calderano (chitarra, percussioni), Luca Sguera (piano, Prophet, percussioni) e Giovanni Iacovella (batteria, elettronica dal vivo) hanno affinato ulteriormente quella ricerca sonora che li aveva resi protagonisti già con What I Bring, What I Leave del 2020. Il loro approccio musicale si basa su una prassi compositiva per sottrazione, dove ogni elemento superfluo viene eliminato per lasciare spazio all’essenziale: l’interazione spontanea tra i tre strumentisti.
No longer, not yet si presenta come un “film istantaneo” di quaranta minuti che tenta di cristallizzare il movimento nella sua forma più pura. Il titolo stesso evoca quello spazio liminare in cui la musica prende forma, sospesa tra il distacco da ciò che si lascia e l’apertura verso l’ignoto.
Il disco si apre con Tingle, forse il pezzo più difficile dell’album, dove le note sembrano galleggiare in una rete vibrante che tiene insieme jazz sperimentale e le intuizioni più raffinate del movimento chiamato oltreoceano “post-rock”. La produzione, curata da Luca Tacconi ai Sotto Il Mare Recording Studios, restituisce una spazialità che amplifica ogni dettaglio timbrico senza mai risultare invadente.
Narrow pass dimostra come il trio abbia imparato l’arte della sintesi: in appena due minuti riesce a trasportarci in paesaggi sonori invernali e aspri, mantenendo però quella tensione narrativa che caratterizza il loro cinema dell’orecchio.
Il brano centrale Danse macabre rappresenta forse il momento di maggiore intensità dell’intero lavoro. Qui Calderano sembra letteralmente sciogliere le corde della sua chitarra mentre attorno si costruisce un reticolo scarno e segmentato di suoni elettronici, batteria frantumata e pianoforte preparato. La sensazione è quella di una ragnatela sonora che si contrae e si espande secondo logiche proprie, in perfetta sintonia con l’estetica del collage che ha guidato la composizione dell’album.
Slow, kick introduce invece una dimensione più orizzontale, dove i suoni crescono come piccole eruzioni vulcaniche. I field recordings infantili e giocosi che popolano la traccia creano un contrasto straniante con la base ritmica dilatata, dimostrando come il trio abbia assimilato la lezione dei maestri dell’ambient senza perdere mai la propria identità.
L’ascoltatore più navigato potrà riconoscere echi dei Storm & Stress nella frammentazione ritmica, l’approccio timbrico della etichetta norvegese Hubro, e perfino suggestioni del Paul Bley più visionario. Ma il combo She’s Analog non si limita alla citazione: la loro musica dialoga con Jeff Mills, flirta con i Battles e ricorda i Supersilent nei momenti di maggiore astrazione.
La capacità di sintesi del trio emerge anche dall’uso sapiente dell’elettronica. Iacovella non si limita a suonare la batteria: i suoi live electronics fungono da vero e proprio collante architettonico, mentre Sguera alterna il pianoforte acustico alle texture sintetiche del Prophet con una naturalezza disarmante.
Il disco raggiunge il suo apice con blu, il brano che occupa l’intero secondo lato del vinile. Qui tutte le istanze estetiche del trio convergono in una narrazione frastagliata ma profondamente coerente. È il momento in cui gli She’s Analog dimostrano di aver trovato la quadra tra ricerca formale e comunicabilità, tra complessità strutturale e impatto emotivo.
No longer, not yet non è un album che si svela immediatamente. Richiede tempo, attenzione, la disponibilità a farsi guidare in territori sonori non sempre familiari. Ma è proprio questa sua natura sfuggente a renderlo prezioso: ogni ascolto rivela dettagli precedentemente nascosti, connessioni inedite tra i brani, sfumature timbriche che arricchiscono l’esperienza complessiva.
Il masterizzazione di Rashad Becker (veterano di artisti come Tim Hecker e Ben Frost) restituisce un suono cristallino che valorizza tanto i momenti più rarefatti quanto le esplosioni di intensità, mentre l’artwork minimale della band stessa rispecchia perfettamente l’estetica del progetto.
Con No longer, not yet, She’s Analog conferma di essere una delle realtà più stimolanti del panorama italiano ed europeo. Il loro jazz sperimentale contamina e si lascia contaminare, creando un linguaggio personale che parla tanto agli appassionati di improvvisazione radicale quanto a chi cerca nuove forme di narrazione sonora.
Un disco che merita tempo e attenzione, ricompensando l’ascoltatore paziente con un’esperienza sonora unica e profondamente coinvolgente.