she's analog | no longer, not yet @ paranoid park (it)

C’è una transizione continua, un moto perpetuo che, con la naturalezza di un respiro primordiale, distrugge, incessantemente, ciò che è stato, per generare nuove idee, nuovi concetti, nuove costellazioni, nuovi linguaggi e forme di vita ancora sconosciute. È un’onda che non si arresta, una corrente di energia che scardina e rifonda, e lo fa senza mai voltarsi indietro. Non siamo il centro di nulla. Né dell’universo né della nostra galassia. Ruotiamo attorno ad una stella ordinaria, sperduti ai margini di una spirale di polveri e di gas che, da miliardi di anni, crea ed annienta senza chiedere alcun permesso o consenso. Eppure, in questo margine remoto, qualcosa di straordinario accade, perché, anche in noi, risuona ancora l’eco di quelle esplosioni lontane, di quelle collisioni cosmiche, di quei cicli millenari di morte e di rinascita che hanno disseminato l’universo di materia, di luce, di suono, di pensiero.

Siamo il prodotto di quelle infinite implosioni ed esplosioni, siamo polvere di stelle che ha imparato ad interrogarsi, ad amare, a generare rapporti e relazioni fragili ed intensissime che tessono la trama invisibile delle nostre infinitesime giornate. Questo viaggio, di cui siamo solamente minuscoli granelli, sospesi in un cosmo che non ha centro, né scopo conosciuto, viene impresso, in forma sonora, dal trio italiano She’s Analog. Il loro è un linguaggio senza alcuna gravità, fatto di divagazioni avanguardiste ed improvvise fughe sperimentali in territori misteriosi ed inesplorati. Improvvisazioni che sembrano nascere da urgenze interiori che si intrecciano a frammenti più introspettivi e meditativi, come se ogni nota, se ogni variazione ritmica, se ogni cambio di registro fosse il risultato di uno scontro tra meteoriti nel silenzio abissale del cosmo.

C’è una tensione costante tra costruzione e dissoluzione, tra mondi che vengono edificati e subito demoliti, affinché altri mondi possano germogliare e fiorire tra le pieghe di un jazz che diventa via via onirico, post-rock, elettronico, ancestrale. È una narrazione sonora che respira, pulsa, implode e si rigenera come una stella morente che, nel collassare, dona la vita a nuovi sistemi stellari. Gli She’s Analog scardinano ogni costrutto — a cominciare dalla forma canzone, troppo spesso rifugio comodo e rassicurante per ascolti ordinari — e ci invita a perderci, nonché a deragliare da ogni cammino predefinito, ad immaginare nuove forme di appagamento, di comprensione, di felicità. Forse, ci sussurrano questi suoni astrali, il nostro scopo non è trovare un centro o una destinazione finale, ma, semplicemente, conoscere, comprendere ed esplorare senza fine questa deriva di galassie. Abitare il possibile. Diventare, per un breve istante, l’universo che si osserva.